Agroecologia: portare innovazione nel settore agricolo.
Grazie alla Tecnologia produciamo meglio: meno pesticidi, filiere più corte e prodotti più salutari.
La Tecnologia ci sta aiutando a evolvere, come specie. Ogni giorno compiamo scoperte diverse, troviamo modi più efficienti di fare quello che abbiamo sempre fatto.
Grazie all’Innovazione Tecnologica riusciamo a migliorare noi stessi e l’ambiente che ci circonda. Ne è sicuro Eric Hale, Design Strategy Director di Uqido, che a Eics 2021 ha deciso di esplorare un settore dove la tecnica ha ancora molto da offrire: quello dell’Agricoltura.
Agricoltura Smart: in cosa consiste?
Oggi la Tecnologia viene utilizzata per trovare soluzioni che rendano la pratica agricola meno invasiva e impattante sull’ambiente. Le fattorie verticali seguono questo trend. Si tratta di strutture adatte alla coltivazione indoor, senza consumare suolo terrestre. Sviluppandosi verso l’alto, esse permettono di sfruttare uno spazio inutilizzato ed evitano di occupare il terreno, che sta diventando una risorsa in preoccupante diminuzione.
Questa soluzione non solo ha un impatto positivo sull’ambiente ma anche sulla salute dei consumatori: permette loro di consumare a chilometro zero e di conoscere la provenienza dei prodotti che arrivano sulla loro tavola. Spesso infatti gli alimenti che troviamo nei supermercati hanno viaggiato per migliaia di kilometri e presentano grosse quantità di additivi e conservanti. Senza considerare l’impatto ambientale del trasporto, che provoca emissioni dannose per interi ecosistemi.
Tecnologia per l’Agricoltura: meno impattante sull’Ambiente e sulla nostra Salute
Parliamo di Agricoltura Smart quando la Tecnologia ci aiuta a trovare nuovi modi di coltivare. Quando con la Tecnologia riusciamo a gestire la produzione agricola in modo più efficiente, senza sprechi e con un contraccolpo ecologico ridotto.
Esistono software utilizzati in Agricoltura, finalizzati a ottimizzare l’impiego delle risorse necessarie per le coltivazioni. Per esempio attraverso trattori dotati di sensori, capaci di valutare la composizione del suolo, l’agricoltore riesce a capire in quali punti è necessario distribuire fertilizzante. In questo modo il professionista ricorre a una quantità limitata di prodotti chimici, semplicemente funzionale a favorire una produzione migliore e senza eccessi, che possono danneggiare la nostra salute e quella dell’ambiente.
Agricoltura Smart e piccole aziende agricole: un binomio vincente
Nonostante il progresso tecnologico possa aiutarci a migliorare il nostro modo di fare agricoltura, i dati ci parlano di un business dai costi ambientali e umani ancora troppo alti. Nel mondo si contano due miliardi di persone che soffrono di malnutrizione, nonostante le risorse impiegate nella produzione alimentare siano macroscopiche: il 70% delle risorse idriche del mondo è destinato a questo scopo. Inoltre, l’industria alimentare contribuisce all’effetto serra per una percentuale pari al 40% e comporta l’uso globale di 138 milioni di tonnellate di fertilizzante.
In questo quadro emerge però la realtà delle piccole aziende agricole, che nutrono il 50% della popolazione mondiale. E lo fanno rispettando i ritmi dell’ambiente.
Il loro modo di lavorare è l’esempio che dobbiamo seguire, se vogliamo applicare la Tecnologia per migliorare la grande industria alimentare. Le piccole attività, che si sottraggono alle logiche del profitto senza scrupoli, rispettano la biodiversità locale, concentrano le loro forze su un numero ridotto di coltivazioni e fanno particolare attenzione ai prodotti impiegati nella produzione. La Tecnologia diventa un supporto per realizzare prodotti biologici e sani nel rispetto del territorio.
Questo approccio è molto diffuso in Italia, dove il valore di mercato di queste soluzioni è in significativa crescita e segue un trend nettamente superiore al resto del mondo. Ciò accade perché la società dimostra una forte sensibilità verso l’alimentazione biologica e a chilometro zero, spingendo i grandi player nella direzione di una produzione più sostenibile.
I fallimenti dell’industria alimentare
Nel mondo le piccole aziende agricole si stanno diffondendo sempre di più. Ciò però non vale per gli Stati Uniti, dove invece si registra un trend opposto, con grandi industrie che assorbono le minori. Ciò rappresenta un pericolo per noi e per l’ambiente, perché rafforza il fenomeno delle monoculture. A differenza di quanto accade per esempio nelle campagne venete, dove un chilometro quadrato di terreno ospita una grande varietà di colture , negli USA spopolano le monocolture, estese su aree territoriali molto vaste.
Quali sono i costi ecologici e sociali di queste cattive abitudini?
Anzitutto la monocoltura è una forzatura dell’ecosistema: servono additivi specifici per il terreno e interventi mirati a mantenerlo fertile. Invece un terreno non trattato, in cui convivono colture e piante diverse, rispetta la naturale biodiversità dell’area, attraendo animali e insetti che contribuiscono a mantenere fertile il suolo. Le monocolture, quindi, indeboliscono i terreni e li rendono molto più disponibili ad accogliere parassiti e malattie.
Oggigiorno dobbiamo abbandonare queste pratiche dannose e seguire l’esempio delle piccole aziende agricole.
Agricoltura Smart: biologica, naturale e altamente tecnologica
Ormai è arrivato il momento di passare dall’agricoltura industriale alla Agroecologia: una metodologia di fare agricoltura in modo sostenibile, che sfrutta la ricchezza della natura, ne rispetta i ritmi e predilige una produzione a filiera corta. Ma perché pratiche di questo genere restano ancora una minoranza? Perché il settore agricolo è complesso, dominato dalla tecnica e soprattutto dal “si è sempre fatto così”. Per anni generazioni di agricoltori si sono sentiti incentivati all’uso di pesticidi e fertilizzanti chimici, come se questo fosse l’unico modo per far fruttare la propria produzione.
Oggi i tempi sono cambiati e con loro le coscienze e le conoscenze delle persone. La Tecnologia la risorsa che può farci mangiare meglio, impattando meno sull’ambiente. A questo punto è solo una questione di scelta: investire o non investire sulla propria salute?